La soave accompagnatrice di Edipo (1993)

di Silvia Vegetti Finzi, Giuliano Gramigna, corriere.it, 9 agosto 1993

Il ruolo di Edipo è arduo. Ma inevitabile, almeno secondo la psicoanalisi. E quello di Antigone, soave accompagnatrice di Edipo prostrato dalle sventure (“figlia di un vecchio cieco”, come si dice nella tragedia di Sofocle)? Con l’appellativo di Antigone, Sigmund Freud designa in due lettere la propria figlia Anna, la più cara e vicina negli anni della maturità, poi della malattia e dell’ esilio; a cui affida addirittura il mandato scientifico della psicoanalisi. Del resto anche Antigone fa parte come Edipo, seppure con minore rilievo, del mito greco assunto a metafora della “nuova scienza”. I nomi propri non sono soltanto nomi ma indizi che prefigurano un destino. Portare il nome Freud era un destino tout court, vi si reggesse o vi si soccombesse. Del resto anche quello di Anna, scelto per una neonata non proprio desiderata, è un nome che inscrive in sé una connessione con la psicoanalisi: Anna si chiamava appunto la giovane donna che sta dietro la famosa Irma del “sogno dei sogni” analizzato nella Traumdeutung. Certo non basta per concluderne la fatalità di diventare la collaboratrice preziosa, la portavoce di Freud, e una psicoanalista autorevole e famosa. Quante difficoltà, quante “resistenze”. Certo particolarissime nel caso di Anna Freud, ma proprie di ogni essere umano. Bisogna accettare e dominare, per farsi un destino? Se destino non sia semplicemente lasciarsi fare dagli altri, ma diventare ciò che già siamo. La catena parentale è altro che una catena di montaggio di Padri dominatori e di Figli ribelli o rassegnati. Si vada ancora a prendere a testimone Freud nello scritto Un disturbo della memoria sull’Acropoli: “E’ come se l’essenziale del successo consistesse nel fare più strada del padre, e che fosse tuttora proibito volere superare il padre”.

http://archiviostorico.corriere.it/1993/agosto/09/Anna_Freud_nel_nome_del_co_0_9308095260.shtml

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