di Redazione, affaritaliani.libero.it, 10 settembre 2012
Il Seminario Internazionale Geografie della Psicoanalisi (Pavia, sabato 6 ottobre 2012), rappresenta la prosecuzione ideale del numero della rivista della Società Psicoanalitica Italiana Psiche (1/2008) Geografie della psicoanalisi. La versione interamente tradotta di questo numero è stata presentata al Congresso dell’International Psychoanalytical Association di Pechino (I.P.A.-Asia, 23/25 ottobre 2010), a testimonianza dell’interesse che il tema trattato riveste per le Società Psicoanalitiche internazionali. L’intento di Psiche è sempre stato quello di portare avanti il confronto tra saperi e culture sia nell’ambito del dialogo tra la Psicoanalisi e le altre discipline, sia in quello del confronto tra le ‘molte psicoanalisi’ operanti oggi nel mondo. Se il lavoro culturale va considerato come una immensa fucina dove possono essere utilizzate tutte le proposte e le caratteristiche delle varie culture in un’incessante e spontanea ‘ibridazione’ dell’una con l’altra, l’incontro a volte veramente perturbante con le differenze e le alterità culturali, costringe a compiere un’operazione di traduzione e di aggiustamento.
Le conseguenze di questo processo possono essere innovative per la psicoanalisi, che è necessariamente costretta a confrontarsi con problematiche del tutto nuove, che trovano nelle differenti culture e società delle risposte diverse. L’interrogativo di fondo del Convegno riguarda cosa sopravvive della teoria psicoanalitica una volta messa a dimora in culture tra loro estremamente lontane, sia sul piano clinico che su quello metapsicologico. Ad esempio: che fare del lettino? Lo psicoanalista di originepalestinese Gehad Mazarweh ha sottolineato, a Daniela Scotto di Fasano che lo intervistava, l’importanza – come fattore emancipativo – della posizione frontale analista uomo-paziente donna: “Va chiarito che vedo queste donne in un setting basato sul vis à vis. Giacere sul lettino rappresenterebbe infatti per loro un’umiliazione e una conferma del loro ruolo subordinato rispetto all’uomo” (Psiche, 1, 2008, p.79).
D’altro canto la psicoanalista iraniana Gohar Homayounpour si trova a dover affrontare lo stesso problema con gli uomini che con riluttanza accettano di assumere la posizione da sdraiati specialmente con un’analista donna. La funzione stessa della psicoanalisi cambia nei diversi contesti. Nel mondo occidentale, dove assistiamo ad una crisi del soggetto che sembra disorientato e frammentato, la richiesta di intervento terapeutico sembra orientata ad una ricomposizione e ad un’espansione dell’individuo che lo possa rimettere in contatto non solo con parti di sé ma anche della collettività in cui è inserito; di contro, nel mondo orientale, dove spesso la persona è oppressa da regimi totalitari che ne soffocano la individualità, la motivazione è quella di un’emancipazione dal gruppo controllante e una conquista dei propri spazi di libertà individuale. Può quindi la Psicoanalisi andare incontro alle diverse esigenze mantenendo la sua qualità di indagine libera e spregiudicata, senza avere la pretesa di esportare un ‘unico’ metodo ma neanche rinunciando alla sua specificità consolidata e verificata negli anni? In effetti si tratta soprattutto, come scriveva Lorena Preta nell’editoriale di Geografie della Psicoanalisi, di interrogarci sulla eventuale universalità degli assunti che usiamo per pensare e organizzare la realtà, e, al contempo, sulla loro traducibilità, tenendo ben presente che importazioni e innesti di culture rischiano di assumere un’impronta colonialista.
La Psicoanalisi in questo senso non deve essere ‘trapiantata’ quanto piuttosto ‘messa al lavoro’ nei differenti contesti. Perché tale lavoro di approfondimento prosegue a Pavia? In questa città in effetti è ‘storico’ il sostegno offerto dal Collegio Universitario Ghislieri a iniziative volte a esplorare il rapporto della Psicoanalisi con altri saperi e altre culture. La tradizione dei Seminari Psicoanalitici Ghislieriani è nota e consolidata nell’ambito degli studi psicologici, configurandosi come scenario ideale per iniziative di questo tipo. Infatti, tali seminari sono in atto dal 1995 circa, prima a opera di Silvia Vegetti Finzi e poi di Marco Francesconi, docenti di Psicologia Dinamica a Pavia, ospitando personalità come Musatti, Matte Blanco, Laras, Seganti, Fornari, Bolognini, Argentieri, Bodei, Gargani, Lingiardi, per non citarne che alcuni. All’incontro del 6 ottobre, oltre a Lorena Preta, direttore di Psiche dal 2001 al 2009, sono attesi gli psicoanalisti islamici Gohar Homayounpour, del Teheran Psychoanalytic Institute, Fethi Benslama, membro onorario dell’Association Psychanalytique Marocaine, e Livio Boni, dell’Università di Parigi VII-Denis Diderot, tra i maggiori studiosi della psicoanalisi in India: recentemente (2011), ha curato la pubblicazione del volume L’Inde de la psychanalyse. Le sous-continent de l’Incoscient per la casa editrice (CampagnePremière/recherche). In dialogo con gli ospiti Marco Francesconi, Fausto Petrella, Nino Ferro, Vanna Berlincioni, Daniela Scotto di Fasano, Maurizio Balsamo Questo è il primo appuntamento di una serie di incontri che intendono approfondire le tematiche sopra descritte tramite l’attività di un gruppo allargato internazionale di psicoanalisti ed esperti di altre discipline, quindi tanto più significativo perché si propone come la piattaforma del lavoro futuro.
(Vedi programma completo al link qui sotto)
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/a-pavia-il-pi-grande-evento-di-psicanalisi.html