di Massimo Ammaniti, repubblica.it, 27 dicembre 2012
La rivalità, l’odio ma anche l’inseparabilità hanno caratterizzato i rapporti fra fratelli fin dall’inizio della storia umana, influenzando inevitabilmente lo sviluppo e il funzionamento mentale di ogni uomo, sia sul piano conscio che su quello inconscio. Probabilmente per esorcizzare gli impulsi fratricidi, la comunità umana ha amplificato la storia dell’uccisione di Abele da parte del fratello Caino, un tabù fondante che avrebbe dovuto interdire gli impulsi violenti, pericolosi per la sopravvivenza della famiglia e della stessa organizzazione sociale. Nel film di Visconti Rocco e i suoi fratelli dei primi anni ’60 la rivalità e l’odio fra fratelli esplodono nel passaggio conflittuale dal mondo contadino a quello della metropoli industrializzata, mettendo in crisi l’autorità paterna che aveva garantito fino ad allora la coesistenza fra fratelli e le loro pulsioni negative.
Nonostante siano passati molti millenni dalle storie bibliche le dinamiche fra fratelli sono ancora oggi di grande attualità, ma sono anche ricche di implicazioni soprattutto per la teoria psicoanalitica, che spesso è stata restrittivamente identificata con le dinamiche edipiche fra figli e genitori. Giunge a proposito il libro dello psicoterapeuta napoletano Massimiliano Sommantico su il Fraterno (sottotitolo Teoria, Clinica ed Esplorazioni Culturali) che fa riferimento alle dinamiche fraterne nella vita di Freud, di Melanie Klein e di Lacan e nei contributi teorici degli esponenti del movimento psicoanalitico.
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