Antonino Ferro: «La disciplina non deve perdere la capacità di curare Ma il lavoro oggi è su un campo esteso tra terapeuta e paziente»
di Lorenzo Parolin, ilgiornaledivicenza.it, 25 maggio 2014
Definisce la psicoanalisi come nulla più che “Un paziente, un terapeuta e uno spazio in cui lavorano”. In aggiunta, quando sale in cattedra ama ricavare esempi dalla vita quotidiana. Così, tra un riferimento a Kant e uno a ciò che accade in cucina, con incursioni nel cinema e nella letteratura, il 66enne presidente della Società psicoanalitica italiana, Antonino Ferro, sta rivoluzionando l’“invenzione” di Sigmund Freud. Concetti come “campo analitico”, “rêverie” o “narrazione”, aiutati anche da una propensione al racconto che emerge nei saggi scritti in oltre vent’anni (tra tutti: “La psicoanalisi come letteratura e terapia”, “Nella stanza d’analisi” o il recente “Le viscere della mente”), sono entrati grazie nel linguaggio degli psicoanalisti di ultima generazione e il suo studio di Pavia, dov’è arrivato da Palermo, è un punto di riferimento per molti.
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