Chi sarà straniero nell’Europa di domani

Arriva in libreria una nuova edizione del saggio di Julia Kristeva dedicato alla “nostra” identità

di Tommy Cappellini, cdt.ch, 11 giugno 2014

Forse da decenni, sicuramente da mezzo anno, una discreta quantità di politici trita e svilisce uno dei temi più nobili della riflessione civile, quello dello «straniero». Prima in Svizzera, a ridosso del voto del 9 febbraio, poi in Italia, Francia e altre nazioni dell’Ue per le urne del 22-25 maggio: c’era da piangere ad ascoltare la pochezza culturale di certi comizi. Per fortuna in questi giorni, in ritardo sugli avvenimenti ma pur sempre benvenuto, esce in edizione accresciuta rispetto a quella italiana del 1990 Stranieri a noi stessi. L’Europa, l’altro, l’identità di Julia Kristeva (Donzelli, pagg. 226, franchi 37).

L’autrice – saggista e psicanalista di lungo corso, collaboratrice di Foucault, Barthes, Derrida, Sollers, discepola di Lacan, nonché «di nazionalità francese, di origine bulgara, d’adozione americana, oggi cittadina europea» – ripercorre la riflessione occidentale sullo straniero, ponendola sotto il segno di tre pregnanti epigrafi: di Baudelaire («Ipocrita lettore, mio pari, mio fratello…»), di Hölderlin («Ma ciò che è proprio deve essere appreso al pari dello straniero») e di Aragon («In un paese straniero nel mio stesso paese…»). Il libro si legge con vivo piacere intellettuale: atmosfera, stile, apertura al nuovo sono ancora quelli della Parigi di Foucault.

Dall’Atene classica (o meglio dalla koinonia, che elaborava l’unità dei cittadini sulla base della loro partecipazione alla vita politica, e non a partire dai criteri razziali o sociali) all’universalismo di San Paolo, tutto da riscoprire, passando da jus soli e jus sanguinis, fino alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo (1789) e al disinvolto cosmopolitismo del nostro tempo, il viaggio della Kristeva è tanto preciso nei riferimenti filologici (come non parlare, in un saggio simile, di Dante, «Alle soglie dell’era moderna, un esiliato…», o del Meursault di Camus) quanto attento a una dimensione ben poco frequentata dai politici: quella filosofica. Verrebbe da dire «geofilosofica», per rubare un titolo a Cacciari.

In più, in questa edizione, c’è un’attualissima introduzione dell’autrice. «Per evitare il rifiuto della politica – scrive la Kristeva – se non la regressione suicida al nazionalismo autistico, si impone la necessità di concepire una profonda mutazione della politica. Quest’ultima è possibile solo a partire dalla vitalità storica rappresentata dalla memoria culturale del nostro continente. Una memoria da cui la politica si è distaccata nel momento in cui si è “specializzata” nella “gestione” – senza averne titolo – del patto sociale».

Per mettersi su questa strada, tuttavia, bisognerebbe avere un certo tipo di coraggio: «Esiste una identità: la mia, la nostra; ma essa può essere costruita all’infinito. Alla domanda “Chi sono io?” la miglior risposta europea non è, con tutta evidenza, la certezza, ma l’amore per il punto interrogativo».

http://www.cdt.ch/cultura-e-spettacoli/notizie/108525/chi-sara-straniero-nell-europa-di-domani.html

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