Lou Andreas Salomé, la virago che influenzò Nietzsche

Senza Zelda Fitzgerald, Tenera è la notte non sarebbe mai stata scritta, senza Geltrude Stein il cubismo mai iniziato, senza Suzanne Valadon Degas, Renoir e Toulouse-Lautrec non avrebbero dipinto alcuni dei loro capolavori più importanti. Oggi parliamo di Lou Andreas Salomé, una donna che ebbe un impatto decisivo su alcune delle opere più importanti del secolo scorso

di Iris De Stefano, europinione.it, 5 febbraio 2015

Lou Andreas Salomè

Il 5 febbraio cade l’anniversario della morte di Lou Andreas Salomè, una delle figure più interessanti del secolo scorso, ingiustamente poco conosciuta al grande pubblico. Con il fascino proprio delle donne libere,  si raccontava che nessun uomo potesse resistere dall’innamorarsi di quell’aristocratica russa, scappata da San Pietroburgo ancora giovane per fuggire al destino deciso per lei dalla famiglia. Se però ad invaghirsi di una donna del genere furono Friedrich Nietzsche, Sigmund Freud, Paul Rée e Rainer Maria Rilke tra gli altri, ci si rende conto di quale impatto possa aver avuto nel completamento di alcune delle opere più importanti del secolo scorso.

Nata a San Pietroburgo il 12 febbraio 1861 (in coincidenza con la fine dell’istituto della servitù della gleba da parte di Alessandro II). Figlia di uno dei massimi generali dell’impero russo, discendenti degli ugonotti francesi e con diritto di residenza nel Palazzo dello Stato Maggiore generale, di fronte al Palazzo d’Inverno. A diciassette anni, dopo la morte dell’amatissimo padre e lo shock provocato dalla richiesta in moglie fattale dal suo istitutore, decise di lasciare il paese per dirigersi in Svizzera, a Zurigo, all’epoca centro dell’elite rivoluzionaria russa.

Alois Biedermann, professore di teologia a Zurigo scrisse alla madre di Lou: “Sua figlia è in verità una giovane donna assai singolare, con una purezza e un’integrità quasi infantili e al contempo una dirittura d’intelligenza e un’indipendenza di volontà che non sono certo infantili e quasi neppure femminili. In tutte le sue manifestazioni è un diamante.”  Il riconoscere in Lou qualità poco femminili è un leitmotiv che sarà ripreso per tutta la sua vita, a causa della sua forma snella e poco prorompente e della sua pretesa continua di un’indipendenza che poco trovava riscontro nel genere femminile dell’epoca. Dalla Svizzera, dopo un periodo di corrispondenza epistolare, la ragazza si diresse a Roma per incontrare Malwida von Meysenburg, tra le figure più importanti del femminismo tedesco, nel cui salotto si riunivano personaggi come Garibaldi, Mazzini, Wagner e appunto Nietzsche e Rée.

Nel marzo 1882, mentre una sera sedevano nel salotto della von Meysenburg, entrò Paul Rée, discepolo di Schopenhauer e fraterno amico di Nietzsche. Nacque un’amicizia affettuosa tra i tre, con Lou che – seguendo un sogno che aveva fatto nelle settimane precedenti – immaginò una grande casa in cui avrebbero abitato insieme dedicandosi ognuno ai propri studi. Ma per Malwida von Meysenburg, così come per la madre di Lou e per la società tutta, l’idea che una giovane donna vivesse sola con due uomini era scandalosa e riprovevole, eppure si realizzò. L’idillio durò però pochi mesi, in cui il terzetto si spostò prima a Milano e poi di nuovo in Svizzera. I problemi erano sorti poiché entrambi i due uomini erano innamorati di Lou e iniziavano ad avere grosse crisi di gelosia nei confronti dell’altro. Quel che è certo però è l’influenza che Lou ebbe nella stesura delle prime due parti di Così parlò Zarathustra, a cui Nietzsche stava lavorando proprio in quel periodo. Tutte le parti sulle donne sono dure e piene di risentimento, proprie di un uomo rifiutato in quello che fu il suo più grande amore prima dell’aggravarsi del suo stato psico-fisico. I tre, infatti, alla fine dell’anno si erano separati e Lou iniziò un periodo di convivenza con Paul Rée, mentre Nietzsche, rifiutato, scriveva frasi come: “Vai con le donne? Non dimenticare la frustra!” o ancora: “Colui che è avvolto dalle fiamme della gelosia, da ultimo come lo scorpione volge il pungiglione velenoso contro se stesso.”

Paul Rée, anch’egli rifiutato ma disposto ad accettare il ruolo da “dama di compagnia” di Lou, come lo definì la cerchia dei suoi amici più cari, visse con la donna a Berlino, dove si erano trasferiti, fino al 1901 quando ammise all’amico di essersi fidanzata con l’orientalista Carl Andreas. I due furono sposati per quarantatre anni, in un matrimonio di distanze che permise ai due di lavorare alle proprie passioni senza vincoli familiari e, allo stesso tempo, di intrattenere relazioni extraconiugali senza gelosie. Se Lou si era interessata fino a quel periodo prima di teologia e poi di filosofia, fu in Germania che scoprì la psicoanalisi e la poesia e si dedicò ad esse con l’interesse vivo e la curiosità di sempre.

Conobbe così René Maria Rilke, il più longevo dei suoi amanti, ma di certo non l’ultimo. Le poesie che lui le dedicò sono tra le più belle del secolo scorso, ma anche questa relazione si concluse poiché, dopo svariati periodi di convivenze in Germania, come in Francia e in Svizzera, il giovane poeta iniziò ad essere geloso della libertà che aveva contraddistinto il pensiero di Lou da tutta la vita, chiamandola suo “futuro”. Lou decide di chiudere la relazione e di tornare dal marito che le assicurava l’indipendenza e la libertà di cui non poteva far a meno. Nel 1911 incontrò Freud e solo da quel momento di dedicò anima e corpo alla psicoterapia, anche se la produzione letteraria che aveva caratterizzato tutta la sua vita stava già ormai scemando. Dopo aver scritto libri, diari e romanzi e anche a causa della guerra che si stata per abbattere sulla Germania, nel periodo tra il 1911 e il 1937, data della sua morte, scrisse solo pochi articoli e un librino divulgativo. Perì di uremia nella sua casa di Gottinga, in bassa Sassonia e dato che non aveva mai frequentato la borghesia del paese, non stabilendo alcuna relazione amichevole con i suoi concittadini, il giorno dopo la Gestapo sequestrò tutta la sua biblioteca con l’accusa di esser coinvolta nella scienza ebrea. Quasi tutta la sua produzione venne così perduta ma l’influenza che ebbe sugli uomini che la conobbero ed amarono resta forse il suo più grande lascito.

http://www.europinione.it/lou-andreas-salome-la-virago-che-influenzo-nietzsche/

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