di Sarantis Thanopulos, ilmanifesto.info, 3 aprile 2015
In un editoriale del NYTimes, Paul Krugman, noto economista, ha stigmatizzato un repubblicano del Texas, presidente della Commissione Regolamento del Parlamento Americano, per quello che ha valutato, giustamente, come errore non perdonabile. L’incauto parlamentare, fiero avversario della riforma sanitaria di Obama, aveva sostenuto che la riforma fosse insostenibilmente iniqua e sarebbe costata, in termini di espansione della copertura medica, 5 milioni di dollari per beneficiario.
In realtà il costo è di 4 mila dollari e secondo l’Ufficio Bilancio del Congresso (dominato dai repubblicani) la riforma sanitaria costa ai contribuenti circa 20 per cento in meno di quanto previsto. Un membro del Congresso di alto grado, ha commentato Krugman, dovrebbe evitare di fare discorsi su un tema importante se non si scomoda a leggere i rapporti ufficiali di bilancio.
Sul piano dei fatti, tutti gli attacchi alla riforma sono finiti nel nulla. Tuttavia, l’opinione pubblica americana non lo sa. Secondo un recente sondaggio, solo il 5 per cento degli intervistati pensa che la riforma costi meno del previsto, mentre il 42 per cento pensa che costi di più. La conclusione di Krugman è sconsolante. Viviamo, ha scritto, in un’epoca post-verità in cui i politici, e i supposti esperti che li servono, non si sentono obbligati a riconoscere fatti scomodi, né di abbandonare un loro argomento per quanto sovrastante possa essere l’evidenza che sia sbagliato. Sono premiati perché spesso «i disastri immaginari mettono in ombra i successi reali».
Segue qui: