Il lavoro, l’alleato più importante del nostro desiderio (che ripudia l’indolenza) trova nell’immaginazione il suo sostegno più pregiato
di Sarantis Thanopulos, ilmanifesto.info, 8 maggio 2015
Abitiamo, disorientati, in una mutazione antropologica epocale e (lasciandola indisturbata al suo compimento) catastrofica: la sostituzione del rapporto con gli oggetti d’uso reali con una realtà esangue, immateriale. Lo spazio virtuale che ci imprigiona, nulla ha a che fare con la fantasia creativa che trasforma in materia vivibile e significativa la materia grezza di cui è fatta la realtà. Non è alla virtualizzazione della realtà in sé a cui assistiamo, ma allo svuotamento dell’immaginazione. L’elaborazione onirica dell’esperienza vissuta, la sospensione della sua effettività che la soggettiva e la umanizza, è sostituita dal suo negativo: l’astrazione dalla soggettività attraverso la sua riduzione in una dimensione dell’esistenza puramente numerica, quantitativa. La realtà virtuale creata dall’intelligenza artificiale, è il modello a cui si uniforma questa necrosi della vita vera, che dà l’impressione falsa di uno spazio di infinite possibilità (il nulla travestito in infinito).
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