di Umberto Silva, ilfoglio.it, 29 luglio 2015
Morire, dormire… nient’altro. E con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille colpi che la natura della carne ha ereditato. E’ un epilogo da desiderarsi devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare: ah, c’è l’ostacolo, perché in quel sogno di morte il pensiero dei sogni che possano venire quando ci saremo staccati dal tumulto della vita, ci rende esitanti”. Per Amleto, principe di Danimarca, a distogliere dal suicidio è il pensiero di un Aldilà, anche perché ha appena incontrato il papà re che è venuto a trovarlo dall’Inferno; per Giancarlo Galan, deputato, il salvifico amuleto è la figlia. “Se ho pensato al suicidio? Ci ho pensato molte volte e continuo a farlo… Mi blocca mia figlia… Le modalità lasciamole stare …”. La modalità evocata da Amleto è il pugnale; la modalità, più poetica, di Galan, consiste invece “nell’annodarmi attorno al collo una delle corde con cui ancoravo la mia barca”.
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