L’occidente precipita in un inarrestabile moto all’indietro. Colpa pure degli uomini possibili
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 17 febbraio 2016
Se gli anni Quaranta hanno visto lo sfacelo ma anche la resurrezione dell’Italia, quelli Cinquanta li si ricorda nobili e forti, in un bianco e nero che strappa una lacrima. E i Sessanta? Simpatici e un po’ sciocchini, certo più gradevoli degli orrendi Settanta, funebri e dementi. Poi gli anni Ottanta, dove un eccesso di euforia sfociò nel pasticcio dei Novanta, e se il Duemila tirava a campare ora appare la Grande Crisi nelle sue tre diramazioni: economica, religiosa, sessuale. Inaspettata la prima, strettamente tra di loro legate le altre due, anche se un nesso tra le tre esiste: quando l’economia va male e risulta difficile se non addirittura impossibile godere dei beni materiali, ci si rifugia negli equivoci della virtù.
Agli inizi dell’anno 2013 la chiesa era un cadavere che sembrava non dovesse più risorgere, Benedetto aveva gettato la spugna, le continue accuse di pedofilia rivolte al clero l’avevano stremato, occorreva qualcosa, qualcuno, che distraesse da tanto fango. Bergoglio gorgoglia e i nemici della chiesa stanno al gioco, inneggiano a Francesco e colpiscono duro il Vaticano. Il Papa concede un po’ qua un po’ là, ammicca e fa capire che lui farebbe anche altro se potesse, lancia cifrati messaggi a dire che con certa gente lui non c’entra. E i modernisti, i laici, i non credenti? Pensano di essere loro la chiesa, non nel senso antico di comunità quanto in quello moderno che ha svilito i critici cinematografici, un tempo venerati: gli spettatori escono dalla sala esternando la loro opinione e guai a chi li contraddice. Non più la chiesa è madre dei suoi fedeli quanto piuttosto sono i non credenti ad essere materni con la chiesa, con Dio, la Madonna e compagnia bella. Li considerano ottime persone ma poco intelligenti, che vanno educate e guidate.
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