Tra genitori che non crescono mai e figli eternamente adolescenti, viviamo tutti dentro un’unica età, condividendo spazi, interessi, argomenti, modi di vestire. E diventare adulti resta la sfida più difficile
di Sabrina Minardi, espresso.repubblica.it, 24 febbraio 2016
Hanno la sindrome di MacGyver: aggiustano e riadattano i giocattoli, i propri e quelli dei figli, come se dovessero servirgli per sempre. Anzi, di certi giochi sono i veri titolari: come i trenini elettrici che, ormai si sa, sono il giocattolo preferito degli ultrasessantenni. E non si staccano mai dallo zainetto. Emblema universale di quell’adolescenza, contagiosa e inguaribile, che non prevede distinzioni: di età, di genere, di look, di ruoli. Gli “adultescenti”, adulti con comportamenti da teenager, sono in libera circolazione da qualche anno e sui dizionari dal 2013, ma ora sembrano essersene accorti tutti: romanzieri e saggisti, cineasti e psicanalisti. Che certificano: l’adolescenza non è più solo una fase della vita, misurabile con strumenti cronologici, ma è una mentalità, un modo di atteggiarsi, uno stile di abbigliamento, un miscuglio di interessi e di aspettative, che va oltre la giovinezza. Anzi, che non finisce più. Del resto, non c’è rito di passaggio che trattenga qualcuno alla sua età: né il lavoro, che non è più per sempre, né il matrimonio, che anzi è statisticamente destinato a finire in un caso su quattro (dati Istat 2015). E neppure la nascita dei figli, pochi e non più concentrati in una sola stagione della vita. Tra coppie che si ricostituiscono e famiglie allargate, padri amici dei figli e madri che sembrano sorelle delle figlie, un nuovo paesaggio umano si delinea: inchiodato al presente, allo spirito del gioco, allo scambio di identità. «La catena cronologica si è spezzata con violenza, depotenziando il passato e il futuro», scrive il poeta Guido Mazzoni nel saggio “I destini generali” (Laterza), dedicato alla profonda metamorfosi delle masse occidentali negli ultimi cinquant’anni.
GENERAZIONE CONFUSIONE
È la fine delle generazioni? «Sì, almeno per come le abbiamo sinora conosciute», sostiene lo psicanalista Massimo Ammaniti che, dopo aver per anni verificato nel suo studio i nuovi rapporti tra genitori e figli, ha scritto il saggio “La famiglia adolescente” (Laterza). «In passato esistevano rituali e compiti evolutivi chiari che scandivano il passaggio del tempo. La scolarizzazione, l’adolescenza, il riconoscimento delle proprie attitudini e quindi il lavoro, poi il matrimonio, la formazione di una nuova famiglia erano tutte tappe che segnavano i cambiamenti dell’individuo», spiega: «A un certo punto i genitori concludevano il circolo fertile, e i figli si sentivano autorizzati a entrare nel mondo adulto. Oggi tutto questo è saltato: la famiglia tradizionale è sempre meno comune, i figli sono pochi, e gli spazi degli uni e degli altri coincidono: mentre prima la vita dei figli e dei genitori era anche fisicamente separata, oggi la condivisione è così ampia da rendere le distinzioni molto sfumate: parliamo liberamente di qualunque argomento con i figli davanti; insieme si viaggia, si va fuori con gli amici; i figli assistono ai nostri pasticci sentimentali e da loro pretendiamo il racconto delle prime esperienze sessuali. Li difendiamo con i professori, li coinvolgiamo nei nostri problemi».
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