di Paolo Caloni, Guido Vitiello, internazionale.it, 31 agosto 2016
Caro Guido, dice che nessuno mai cancella le sottolineature altrui. Ebbene, io l’ho fatto. Anche più volte e senza alcuna gioia, per cancellare la memoria segnica di chiunque altro. Non sono libri preziosi, ma leggendo principalmente con l’intento di studiare, mosso da paranoie enciclopediche, non sopporto che altri abbiano inteso – chissà cosa e per quali volgari fini! – prima di me. Quindi prendo una gomma, la pulisco su una superficie adatta, e comincio a cancellare pagina dopo pagina, con pazienza, anche per più giorni, per evitare di stropicciare le pagine del libro, di consumare l’inchiostro della stampa o di ammorbidire eccessivamente la costa. Tra le molte occasioni, ricordo fatiche improbe, durate giorni, sul Trattato teologico-politico di Spinoza e sulla Ricerca sull’intelletto umano di Hume. La mia ragazza si preoccupa, anche se a volte ride, quando mi vede chino su un volume a spazzare sul tavolo i rimasugli della gomma bollente. Mi ha anche fotografato: non sono venuto bene. Allora dottore, che fare? Paolo Caloni, Milano
Caro Paolo, non so se conosci il caso di quel piccolo industriale di mezza età che aveva escogitato un incredibile rituale di “annullamento” (così lo chiamava lui) delle azioni che considerava peccaminose. Lo ha raccontato lo psicoanalista Elvio Fachinelli, che lo ebbe tra i suoi pazienti, nel libro La freccia ferma. In breve, quest’uomo ripercorreva in senso inverso tutte le tappe dell’azione vergognosa: usciva dal luogo del misfatto camminando all’indietro, scendeva le scale voltato all’insù, guidava in retromarcia fino a casa, risaliva le scale guardando in basso (e non oso immaginare cosa prevedesse il suo rituale nell’evenienza in cui, poniamo, sul tragitto si fosse fermato a mangiare un panino).
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