Tra gli organi è il più esteso, psichico e curato.Un involucro-confine che ci mette in comunicazione con il mondo
di Vittorio Lingiardi, ilsole24ore.com, 11 agosto 2020
Da bambino, quando mi portavano nel Duomo di Milano, percorrevo la navata fino al transetto per ammirare la statua di San Bartolomeo scolpita da Marco d’Agrate. Il santo scuoiato, la pelle addosso come un mantello, mi affascinava e mi intimoriva. Fu lì, forse, che iniziai a sviluppare uno sguardo psichiatrico. «Quel che c’è di più profondo nell’uomo è la pelle»: come aveva ragione Paul Valery! La pelle, così superficiale, è il più psichico dei nostri organi. È involucro e confine, luogo del contatto e dell’attaccamento. Il modo in cui siamo stati sfiorati – carezze frettolose o intrusive, affettuose o calmanti – ci accompagna per tutta la vita.
Didier Anzieu
Nel 1985, Didier Anzieu, psicoanalista francese in rotta con Lacan, scrive un libro che si intitola l’Io-pelle. La tesi di fondo è una metafora: l’Io avvolge l’apparato psichico proprio come la pelle contiene il corpo. Freud aveva indicato la strada: «L’Io è derivato dalle sensazioni provenienti dalla superficie del corpo». L’Io-pelle serve al bambino per rappresentare se stesso a partire dall’esperienza sensoriale: è l’involucro dei contenuti psichici quando la personalità è ancora tutt’uno col corpo.
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