Critica della ragione psicoanalitica. Tre saggi su Elvio Fachinelli” di Massimo Recalcati ripercorre i temi cruciali del pensiero dello psicoanalista trentino scomparso nel 1989
di Davide D’Alessandro, huffingtonpost.it, 18 gennaio 2021
Se la psicoanalisi non porta più la peste, può ancora dirsi psicoanalisi? È la domanda che mi sollecita la lettura del libro dell’amico Massimo Recalcati, “Critica della ragione psicoanalitica. Tre saggi su Elvio Fachinelli”, edito da Ponte alle Grazie, libro che, ripercorrendo i temi cruciali del pensiero dello psicoanalista trentino scomparso nel 1989, è anche un duro atto d’accusa contro la categoria:
“Non ho trovato in nessun altro campo professionale una tale condensazione di persone, rose dall’invidia per i colleghi, ciniche, arroganti, settarie, senza un rapporto profondo col desiderio, con poca capacità di amare e di vivere pienamente la vita come nel campo della psicoanalisi”; contro la psicoanalisi post-freudiana e post-lacaniana: “L’espressione lacaniana ‘psicoanalisi pura’ non porta con sé qualcosa nell’ordine del razzismo, non è una formulazione anti-analitica, in quanto non laica? L’invocazione della purezza non è il modo più diretto per trasformare la verità in una macchina di violenza? Chi sarebbero poi i puri? E gli impuri?”.
La critica incalzante di Recalcati si estende alla psicoanalisi della risposta che prevale su quella della domanda; alla psicoanalisi chiusa che prevale su quella aperta; all’Istituzione che difende sé stessa opprimendo la sorpresa, la novità, l’inaspettato, il perturbante, il diverso; alla psicoanalisi “che si è progressivamente costruita come una grande difesa fobico-ossessiva nei confronti dell’aperto. […] Ma questo giudizio vale solo per la psicoanalisi post-freudiana o deve comprendere anche il lacanismo? Non si potrebbe dire lo stesso sostituendo al nome di Freud quello di Lacan? Non è forse accaduta la stessa involuzione nella psicoanalisi lacaniana dopo Lacan?”.
Segue qui: