Il grande regista fu uno dei tanti autori e scrittori italiani a frequentare il suo studio di via Gregoriana che si affacciava su Roma e su un mondo che molti temevano
di Rossana Dedola, ilsole24ore.com, 4 novembre 2021
All’inizio degli anni novanta, in controtendenza con l’ambiente accademico che considerava scientifico il pensiero di Freud, mentre respingeva quello di Jung, intrapresi uno studio sul pensiero junghiano nella letteratura italiana. Un saggio era dedicato alla “Madre-norma” di Andrea Zanzotto. Mi ero messa in contatto con il poeta che mi raccontò della psicoterapia cui si era sottoposto per anni e quando uscì il mio libro, mi suggerì di spedirne una copia a Federico Fellini, cui avevo dedicato alcune pagine. In Fare un film Fellini diceva che era rimasto abbagliato da Jung, il medico zurighese gli aveva fatto scoprire panorami sconosciuti e nuove prospettive da cui guardare la vita. Era stato il suo analista, l’ebreo tedesco Ernst Bernhard, a farglielo conoscere.
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