di Maurizio Montanari, ilfattoquotidiano.it, 19 novembre 2021
La drammatica sincronia della strage di Sassuolo e di Vetralla ha un atroce comune denominatore: l’arcaica e indistruttibile convinzione del possesso della vita altrui da parte di alcuni uomini. Ho argomentato in un altro post quale sia la loro natura e torno ancora sull’argomento per ribadirlo poiché mi pare che, nonostante il sangue di questa strage avvenuta a pochi chilometri dal mio studio, nei pubblici dibattiti appaia ancora poco chiaro quali siano le questioni che attengono alla clinica e quelle che invece sono di pertinenza della legge. La donna come oggetto inalienabile, i figli come scarto sul quale esercitare il proprio desiderio di vendetta verso chi ha osato dubitare di questo non infrequente senso di possesso: sono queste le convinzioni inscalfibili di soggetti né pazzi né alienati, ma saldamente ancorati a questo modo di stare nel mondo che vivono tra noi.
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