di Giuliano Castigliego, giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com, 15 gennaio 2022
La salute mentale è fragile , come d‘altro canto la salute tout court. Ci rendiamo spesso conto di quanto sia delicata e preziosa solo quando l‘abbiamo persa o stiamo per perderla, vogliamo correre ai ripari e scopriamo le difficoltà di accesso alla psicoterapia nel nostro paese. Non sto parlando di casi isolati. Si calcola che nel nostro paese, così come nel mondo intero, circa un terzo della popolazione soffra di qualche disturbo psichico. Anche prima del 2020, i disturbi mentali, erano tra le principali cause del carico globale delle malattie, il cosiddetto GBD, Global Burden of Diseases, che è una misura per calcolare l‘impatto che le principali malattie hanno sulle persone a livello globale. Secondo il Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study i disturbi depressivi e ansiosi erano tra le 25 principali cause di carico malattie in tutto il mondo già nel 2019.
L’emergere della pandemia di COVID-19 ha naturalmente sollevato molte domande sugli effetti che ne sarebbero scaturiti sulla salute mentale sia attraverso effetti psicologici diretti sia a seguito delle conseguenze sociali (basti pensare al lockdown) ed economiche a lungo termine. Chi lavora in ambito psichiatrico e psicologico in qualsiasi parte del mondo si è trovato a fronteggiare dalla fine del 2020, inizio 2021 fino ad oggi una domanda di consulenza psicologico-psichiatrica e soprattutto di psicoterapia, proveniente da adulti e ancor più da giovani e adolescenti, che non ha pari! nella storia recente della nostra professione (sono medico dal 1987, psichiatra dal 1992). Psichiatria e psicologia sono, si sa, come la nottola di Minerva, giungono sempre più tardi rispetto alla medicina, in quanto hanno a che fare con le conseguenze che le malattie, ma anche le condizioni economiche, sociali e culturali che ne derivano, determinano sulla psiche umana. Anche nel caso della pandemia abbiamo assistito – e purtroppo stiamo ancora assistendo – dapprima ad un incredibile sovraccarico dei reparti di terapia intensiva e di medicina con le tragiche conseguenze che sono state sotto gli occhi di tutti (almeno di quelli che gli occhi non li vogliono chiudere). Successivamente la pressione derivante dai tanti lutti, dal peggioramento delle condizioni economiche e sociali ma anche – non smetterò mai di sottolinearlo – dalla perdita della normalità e dall’incertezza e insicurezza che ne derivano, si è trasferita sulle cliniche psichiatriche, i centri diurni, gli ambulatori psichiatrici, le strutture psichiatriche periferiche, e anche su psichiatri/e, psicologi/he psicoterapeuti/e anche privati. È la cosiddetta psicodemia, tanto reale quanto preoccupante, anche se qualcuno si ostina ancora a volerne negare l‘esistenza.
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