Il bullismo sulla rete ha assunto durante la pandemia valori sempre più alti. C’è il rischio che la “banalità del male” aumenti. Servono incontri e volti veri
di Carla Urbinati, ilsussidiario.net, 18 gennaio 2022
“Questa volta non sono lacrime di dolore ma di gioia … Piango per la mia famiglia e per tutti quelli che mi vorranno sempre bene. Oggi posso finalmente dire che da quella tempesta siamo usciti tutti più forti e uniti, perché alla fine anche il dolore, se sai affrontarlo, qualcosa ti insegna … ora comincia la mia terza vita”. Con queste parole Alessia, quindici anni, conclude la sua testimonianza, inserita dal giornalista Luca Pagliari nel libro #cuoriconnessi. Storie di vita on-line e di cyberbullismo, una raccolta attenta ed appassionata di esperienze provanti vissute da ragazzi, rimasti “impigliati” nella rete. Quella di Alessia è una storia finita bene, con la possibilità – come lei stessa dice – di iniziare, a quindici anni, una terza vita, dopo la prima normale e la seconda drammatica, durata due anni. Due anni – che a quindici sembrano un’era – trascorsi a rinchiudersi in casa, a cambiare scuola, rinunciando a tutto il quotidiano di un’adolescente, mentre sviluppava gravi disturbi psicologici, come peraltro confermato dalla sentenza di condanna di qualche decina di coetanei, accusati di avere reiteratamente compiuto atti di persecuzioni a suo danno, fino a “minarne gravemente l’equilibrio psicofisico”.
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