di Sarantis Thanopulos, ilmanifesto.info, 10 aprile 2015
«Casa a Surace» è il nome di un gruppo di giovani videomaker napoletani. Nelle festività pasquali una loro rappresentazione satirica dell’Ultima Cena ha ottenuto milioni di visualizzazioni. Nel video (diretto da Simone Petrella) Gesù è circondato da discepoli che, persi nei loro smartphone, tablet e pc, non prestano attenzione al suo discorso di commiato. Gesù spazientito, li apostrofa: «Ma avete capito che me ne vado? Che dove vado non prende?». Il video ha creato una divisione netta tra chi lo ha apprezzato e chi l’ha giudicato, invece, blasfemo. In realtà, esso prende di mira l’incapacità di essere in relazione con gli altri e con i propri affetti, perfino nel momento della più solenne delle separazioni. Tuttavia, nonostante la leggerezza, l’assenza di uno stile offensivo e la garbata ironia, il video ha un effetto corrosivo che destabilizza il sentimento religioso.
Coglie la trasformazione della sofferenza di fronte a una separazione definitiva, in uno smarrimento, orfano del lutto, che diventa anestesia. Fa vedere l’ossessione di collegamento che sostituisce la paura di “perdersi di vista” (non vedere la persona cara e non essere visti da lei). I giovani videomaker napoletani hanno toccato, con apparente spensieratezza, ma mettendo a nudo tutta la sua criticità, il fondamento di ogni religione: il rapporto tra la vita e la morte.
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