La risposta mortifera del Califfato a una ferita narcisistica

«Il Supermusulmano» di Fethi Benslama. L’Isis tra storia e psicoanalisi secondo l’intellettuale tunisino

di Livio Boni, ilmanifesto.info, 21 dicembre 2016

Nella messe di pubblicazioni sul radicalismo politico islamico i lavori di Fethi Benslama, psicoanalista e intellettuale d’origine tunisina, occupano un posto singolare, muovendosi tra psicopatologia, antropologia sociale e presa di posizione politica. Nel suo ultimo libro, Il supermusulmano. (Le surmusulman. Un furieux désir de sacrifice), Benslama riprende implicitamente il concetto di «sovracompensazione», già impiegato da Alfred Adler in Austria tra le due guerre mondiali, per descrivere il passaggio brusco da un complesso d’inferiorità ad un complesso di superiorità. La sovracompensazione permette infatti di trasformare immediatamente, e quasi per magia, una serie di stigmate d’inferiorità in segni destinali di potenza, e persino di elezione. Questa alchimia inconscia fa sì che una serie di ferite narcisistiche (esclusione scolastica, marginalità sociale, prigione, fragilità identitaria, rottura familiare, condotte a rischio) possano trasformarsi in segni precursori di un destino fuori dalla norma, producendo una «sedazione dell’angoscia, un sentimento di liberazione, slanci di onnipotenza», sanciti dall’atto simbolico di assumere un nuovo nome (di battaglia), espressione di una posizione superegoica che si dimostrerà mortifera.

IL «SUPER-IO» del supermusulmano infatti, alfiere di un Dio umiliato e onnipotente al tempo stesso, pur permettendo in un primo tempo di alleviare il sintomo, in realtà lo esaspera, trasformandolo in un desiderio sacrificale, pura espressione della pulsione di morte. La stessa vocazione al martirio è pervertita, in quanto «nell’Islam tradizionale il martire è un combattente che va incontro alla morte, senza desiderio di morire», mentre «per il nuovo martire dell’islamismo la morte non è contingente rispetto alla lotta, ma ne è la finalità. Morire è il trionfo». Ciò detto, pur essendo indubbio che il radicalismo funziona come un’offerta senza pari sul mercato del sentimento d’inferiorità individuale proponendo una trasvalutazione di tutti i valori in grado di trasformare il piombo (dell’inferiorità) in oro (della superiorità), il meccanismo si rivela pregnante solo se articolato anche ad un altro livello, trans-individuale.

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