Ascoltare il silenzio

di Francesco Mores, 5 agosto 2018, doppiozero.com

«Che cosa diresti poi – scrisse Freud all’amico Wilhelm Fliess il 17 gennaio 1897 – se ti facessi notare come tutta la mia nuova teoria della preistoria dell’isteria era già nota ed era già stata pubblicata cento volte, anche se parecchi secoli fa? Ti ricordi che ho sempre affermato che la teoria medievale della possessione, sostenuta dai tribunali ecclesiastici, era identica alla nostra teoria del corpo estraneo e della dissociazione della coscienza? Ma come mai il diavolo che si impossessava delle povere vittime commetteva regolarmente atti di lussuria con loro e in modo ripugnante? E come mai le confessioni che venivano estorte mediante tortura sono tanto simili a quanto mi raccontano le pazienti in trattamento psichico? Al più presto dovrò immergermi nello studio della letteratura dell’argomento».

Il tempo che ci separa dalla lettera di Freud a Fliess ha generato una vastissima letteratura sull’argomento. Quale sia il vero oggetto di tale letteratura non è chiaro: la teoria medievale della possessione? La storia dei tribunali ecclesiastici? La dinamica delle confessioni estorte sotto tortura? La storia della stregoneria? Gli studiosi sanno bene che possessione e stregoneria non sono la stessa cosa. Soprattutto la seconda: un nome collettivo attraverso il quale si cerca di unificare un complesso di miti e riti attribuiti dalle istituzioni ecclesiastiche a donne e uomini accusati di essere streghe e stregoni, che è stato utilizzato da inquisitori e storici come strumento di sintesi. Questo processo non solo intellettuale ha lasciato sul campo molte vittime, una meno visibile delle altre: il silenzio. Condannate al silenzio. Le eretiche medievali di Marina Benedetti (Accademia del silenzio, 32, Mimesis, Milano-Udine 2017: le citazioni senza esplicita citazione della fonte sono tratte da questo libro) si occupa soprattutto di esso, attraverso un’analisi ravvicinata di cinque oggetti: le donne valdesi, Guglielma di Milano, Margherita “la bella”, Marguerite Porète e Jeanne d’Arc. Ciascuno di essi meriterebbe un’analisi altrettanto ravvicinata, ma ho scelto di concentrarmi sul primo e l’ultimo di questi oggetti. Sono partito da Freud e tornerò su Freud nel finale.

Il silenzio è difficile da afferrare, e lo è ancora di più quando la studiosa o lo studioso cercano quello delle donne, a partire da quello delle donne valdesi. Sappiamo che predicavano «nelle strade, nelle piazze e addirittura nelle chiese» e constatiamo che di esse i polemisti della Chiesa cattolico-romana trasmisero un’immagine modellata dalla seconda lettera dello pseudo-Paolo a Timoteo (3, 1-7): «Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità».

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